Report n.13 – La viticoltura eroica protagonista al VII Congresso Internazionale in Portogallo
Dal 12 al 14 maggio si è svolta a Vila Real in Portogallo la VII edizione del Congresso Internazionale sulla Viticoltura di montagna e in forte pendenza. L’iniziativa, organizzata dal CERVIM, in collaborazione con le università locali, ha visto la partecipazione di 105 ricercatori provenienti da 11 nazioni diverse. In due intense giornate di lavoro sono stati presentati 80 lavori scientifici, equamente divisi tra comunicazioni orali e manifesti cartacei, che hanno toccato argomenti di grande attualità per la viticoltura
eroica e che sono stati raggruppati in quattro tematiche principali:
a) mantenere la sostenibilità dei vigneti in forte pendenza;
b) pratiche agronomiche e nuove tecnologie per la viticoltura montana;
c) fattori per valorizzare i vini;
d) uomini, storie, economica e cultura della viticoltura montana e in forte pendenza.
Infine, durante la visita tecnica in alcune cantine locali, i partecipanti hanno potuto conoscere la storia e le peculiarità della produzione dei vini nella regione del Douro, il cui prodotto più conosciuto è sicuramente il Porto. Al convegno ha partecipato anche una rappresentanza del Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università di Milano che ha presentato due lavori inerenti i primi risultati del progetto
Valsovica.
La valorizzazione della viticoltura in Valcamonica attraverso uno studio di zonazione.
La viticoltura gioca un ruolo fondamentale in alcune vallate alpine della Lombardia. Infatti, in aggiunta alla produzione di vino, la coltivazione della vite prende parte alla salvaguardia e al mantenimento
dei paesaggi tipici; alla preservazione delle aree a forte pendenza dai rischi idrogeologici; allo sviluppo del turismo legato al cibo e al vino. Per questa ragione, è importante valorizzare le produzioni vitivinicole di
queste aree, attraverso studi che tendano ad ottimizzare la gestione agronomica ed enologica, garantendo al contempo la sostenibilità economica delle aziende. La zonazione viticola può diventare così uno strumento utile per raggiungere questi obiettivi. In Valcamonica, la vite è stata coltivata sin dal tempo dei romani. Dopo un drastico calo delle aree coltivate negli anni ’80 del secolo scorso, negli ultimi anni la viticoltura sta aumentato la sua importanza nell’economia locale, con un reale interesse nel capire le potenziali attitudini delle diverse aree. In questo contesto, uno studio di zonazione viticola della durata di tre anni è iniziato nel 2019 (Progetto Valsovica). Per prima cosa sono state analizzate le caratteristiche pedo-climatiche della Valcamonica e la loro distribuzione spaziale, attraverso lo studio di dati meteorologici, geologici e topografici. Questo lavoro ha permesso così di suddividere l’areale viticolo della valle in 6 unità preliminari. In ognuna di queste è stato individuato un vigneto rappresentativo ciascun vitigno guida (Merlot e Incrocio Manzoni Bianco – la scelta è ricaduta su queste varietà poiché distribuite puntualmente in tutta la valle). In ogni vigneto e per ogni anno, sono stati raccolti i parametri produttivi e qualitativi delle uve alla vendemmia. I risultati
mostrano un’interessante variabilità di condizioni ambientali tra le diverse aree vitate della valle, che influenzano la qualità e la resa delle uve alla vendemmia.
Varietà tolleranti le crittogame: valutazione agronomica ed enologica in due valli alpine
Nella viticoltura montana, a causa della difficile meccanizzazione, i trattamenti fitosanitari sono operazioni particolarmente onerose in termini di tempo, con effetti rilevanti sulla sostenibilità economica
delle produzioni. Così, negli ultimi decenni, diversi vigneti localizzati in aree marginali sono stati abbandonati, con impatti negativi sulla diversità ecosistemica e sul paesaggio. Inoltre, molti dei vigneti in montagna sono vicini ad importanti aree naturali, dove ridurre l’impatto ambientale delle coltivazioni diventa ancora più importante. Nel 2009 è stata autorizzata in Italia la coltivazione delle varietà tolleranti le crittogame, ossia ibridi interspecifici che presentano forme di tolleranza nei confronti di alcune malattie fungine. Queste varietà richiedono meno trattamenti fitosanitari rispetto a quelle tradizionali e potrebbero essere un’interessante soluzione per una viticoltura a basso impatto ambientale ed economicamente sostenibile in alcune aree marginali delle Alpi. Tuttavia, risulta necessaria una valutazione in campo di queste varietà, in modo da indicare ai viticoltori la migliore scelta varietale in funzione degli obiettivi
enologici dell’azienda e delle condizioni pedo-climatiche dei vigneti. Per raggiungere questo scopo sono state così analizzate alcune varietà tolleranti le crittogame presenti in due valli alpine (Valtellina e
Valcamonica). Alla vendemmia, sono stati raccolti i principali parametri qualitativi e produttivi delle uve, vinificando separatamente le uve di ogni varietà. I vini così ottenuti sono stati poi degustati da un panel di esperti. Analizzando i dati, la maggior parte delle varietà testate sembrano in grado di raggiungere la maturazione tecnologica, con buone rese, nonostante le condizioni climatiche severe. Per quanti riguarda i risultati più interessanti, sembra che Solaris sia caratterizzato da produzioni relativamente alte accompagnate da un buon accumulo zuccherino, anche se coltivato in altitudine. Souvigner Gris ha una maturazione tardive e mantiene acidità interessanti con un buon grado zuccherino.
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